La 'Lettera a Erodoto' è il testo epicureo di gran lunga più noto e studiato. L'argomento è la fisica: atomi e vuoto, struttura della materia, dottrina... > Lire la suite
La 'Lettera a Erodoto' è il testo epicureo di gran lunga più noto e studiato. L'argomento è la fisica: atomi e vuoto, struttura della materia, dottrina della sensazione, proprietà dell'anima. Tuttavia il linguaggio astruso e involuto ha condotto qualche interprete a parlare di « struggle with Epicurus' Greek » (R. M. Geer) e nella seconda metà dell'Ottocento il testo è stato sottoposto a una massiccia revisione da parte del filologo H. Usener. Ritenendo che Usener si fosse spinto troppo oltre, gli studiosi successivi si sono spesso orientati verso un recupero altrettanto massiccio (e spesso sbrigativo) della tradizione manoscritta. In questo libro (di carattere dichiaratamente e risolutamente critico-testuale) Walter Lapini cerca di percorrere una via intermedia, nella convinzione che il favore che si accorda alle lezioni tràdite - in sé metodologicamente corretto - non debba spingersi fino a violare regole di scrittura generali o a produrre un testo che si limiti a soddisfare le esigenze di una leggibilità esteriore. Rivalutando le analisi di Usener e aggiornandone doverosamente metodi e procedure, Lapini avanza una serie di interessanti proposte di correzione sia alla Lettera stessa sia al bios di Epicuro di Diogene Laerzio, raggiungendo in qualche caso, sia nella pars construens che nella pars destruens, soluzioni di indubbio valore e difficilmente oppugnabili. Altrettanto significativa è la terza parte del libro, in cui l'autore discute numerose questioni di metodologia filologica e filologico-filosofica di portata ben più ampia rispetto al caso specifico.