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È ancora possibile essere « padre » in Occidente, dopo 40 anni spesi a definirlo superfluo e a cancellarne la presenza (come nelle leggi sull'aborto), o a renderla facoltativa (in quelle sul matrimonio e l'educazione dei figli)? Secondo l'Autore sì. Perché oltre al padre naturale, riconosciuto e bistrattato a seconda degli interessi del potere, è sempre presente in noi la forza psicologica del Padre, immagine archetipica, « risorsa personale cui l'essere umano da sempre si rivolge con il pensiero e il sentimento quando la sua libertà è in pericolo ». La mancanza di libertà è per Claudio Risé all'origine della coazione a ripetere e quindi della malattia psichica, dalla quale l'energia di vita del Padre guarisce e libera. Egli è « il luogo dell'altrove » che aiuta il figlio a crescere in autonomia, donandogli un amore aperto al trascendente.« Un libro coraggioso », rileva il filosofo Pietro Barcellona nella Prefazione, « perché non solo propone la centralità della figura paterna nella formazione della persona libera da ogni coazione a ripetere, ma anche perché in controluce fornisce una diagnosi impietosa delle condizioni mentali, individuali e collettive della nostra epoca, ...in cui i giovani abitano una terra di nessuno dove non ci sono più leggi né princìpi perché è venuta meno la riferibilità dei comportamenti a modelli normativi umani maschili e femminili che possono strutturare processi di trasformazione oltre il puro stadio pulsionale ».