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In cerca di una realtà "abitabile" e dei suoi resti cantabili dopo ledistruzioni novecentesche, la poesia di Paul Celan continua a parlareall'umanità di oggi esposta all'(auto)distruzione, mostrando cometutto si tenga, in una grande rete di relazioni. Celan risillaba il ritmo e le forme del mondo annotando libri di geologia, astronomia, fisica quantistica, botanica; dizionari, articoli di giornale, opere filosofiche e letterarie. Attraversando i territori della natura più lontana dall'umano - pietre, cristalli, sedimenti e faglie geologiche; spazisiderali e cosmici - egli crea una morfologia nuova, senza origine, in continua trasformazione. Restituisce vita a ciò che è passato, dànome e voce ai corpi di cui resta solo l'impronta o l'alone per il tempo di una poesia, di una canzone. Le forme musicali, anch'esse frammentate e fossili, diventano forza aggregatrice della materia esplosa. Ricercar è il titolo di questo libro, come quello di una poesia cheCelan non volle pubblicare. Riprende una forma musicale contrappuntistica che intreccia voci e note altrui senza ripeterle in modo identico, aprendo così il varco tra passato-presente-futuro. Le strutture della tradizione musicale europea, ebraica e cristiana sono per ilpoeta impalcature danneggiate ma riconoscibili, e cantano la materiaresiduale del mondo. La poesia celaniana, che tanto deve al Dante di Mandel'?stam, nonpersegue il « trasumanar », ma rende possibile il passo, il ritmo dichi - punctus contra punctum - stringe insieme ombra-luce, morte-vita, silenzio-voce, pietra-acqua, cielo-abisso, proprio-estraneo, in partiture che non danno forma ad armonie, ma danno luogo a risonanze tra cose, persone (anche estinte) e tracce nel presente. L'andatura di chi « per verba » ricerca la musica della materia.